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Ho visitato l'Egitto nel giugno del 1997. Era uno di quei classici sogni custoditi nel cassetto e poi finalmente realizzato. Undici giorni indimenticabili che hanno inciso profondamente e in modo indelebile la mia anima, tanto che persino il mio modo di dipingere ne č rimasto fortemente influenzato. In molti me lo hanno fatto notare, e non ho potuto far altro che ammetterlo. E' vero, ma non abbastanza. Ero giā interessato all'Egitto prima ancora di andarci, come forse metā della popolazione mondiale. Subivo e tuttora subisco il fascino di quella antica cultura niente affatto primitiva, ma molto pių avanzata e civile della nostra. Mi sono febbrilmente documentato leggendo testi di archeologia, di storia ed altri meno ortodossi, ma sicuramente pių interessanti. Mi sono appassionato nel conoscere il pantheon egizio. Ho notato una non casuale somiglianza tra l'iconografia egizia raffigurante Iside che allatta Horus e quella cristiana, in cui la madonna sostiene nello steso modo Gesų in grembo. Ho scoperto che Mosč č una parola egizia che significa "generato da" e che sicuramente era egiziano. Nell'antico testamento si dice che aveva problemi di linguaggio e che Aronne era il suo portavoce. Oggi  definiremmo Aronne un "traduttore" o "interprete" di un grande sacerdote egizio votato alla causa del dio unico proclamato da Akhenaton e offerto agli hyksos, o proto-ebrei,  con un altro nome. Comunque č stato Mosč a creare il popolo eletto, a scrivere le tavole della legge e il pentateuco, a creare, in definitiva, la religione ebraica. Strascichi delle lontane origini egiziane giungono persino nell'attuale cristianesimo. Basti pensare che alla fine di ogni preghiera c'č sempre un amen che ricorda un'atavica invocazione ad Amon, il dio invisibile egizio.